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Tag: Tango

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Home Posts tagged "Tango"
Il tango a Buenos Aires

Il tango a Buenos Aires

WayAbroad 29 Aprile 2017 3 Novembre 2019

Camminando per le strade di Buenos Aires ci si imbatte di sovente in esibizioni di tangheros, ballerini che con estrema sensualitĆ  danzano il tango. Definire il tango come uno stile di ballo ĆØ riduttivo. ƈ danza, musica, arte, cultura, storia ma sopratutto ĆØ uno stile di vita. Entrato a far …

 
America | Argentina | Fotostorie | Sud America
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Il museo vivente della tribù Damara šŸ‡³šŸ‡¦
Il popolo dei Damara ĆØ uno dei più antichi della Namibia. Erano un popolo di cacciatori-raccoglitori e pastori. A causa delle loro strutture sociali poco rigide, i Damara non furono in grado di difendersi dagli aggressori durante la colonizzazione della Namibia. Questo ĆØ uno dei motivi per cui la loro cultura ĆØ caduta in gran parte nell’oblio. 

La Living Culture Foundation Namibia ĆØ un’organizzazione che si occupa di cooperazione culturale nelle aeree rurali della Namibia. Lo scopo ĆØ quello di aiutare le piccole comunitĆ  locali a mantenere vive le loro antiche tradizioni tribali attraverso dei musei viventi, che possano generare anche un profitto.

Ma che cos’è un museo vivente? ƈ un modo autentico ed originale di far conoscere le tradizioni culturali di un popolo. Visitando questi musei, si contribuisce a mantenere vive le usanze del passato e contrastare la povertĆ  in Namibia.
Lo scopo di questi musei viventi ĆØ riprodurre usi e costumi, rianimando le tradizioni di un tempo, evitando che queste vadano perse. Oltre agli introiti della visita del museo, se si decide di acquistare dell’artigianato (bellissimo), il ricavato va direttamente all’artigiano che ha realizzato l’opera (anche dietro il più piccolo oggetto in legno c’è il nome di chi lo ha realizzato!)

Noi abbiamo visitato il museo vivente dei Damara ed ĆØ stata davvero un’esperienza arricchente: sono rimasta molto colpita da come ci abbiano illustrato tutte le piante che utilizzavano a scopo terapeutico e per il make up, tra cui anche la cacca degli elefanti! 

Una curiositĆ  sui Damara: parlano la cosiddetta lingua del click, ovvero la lingua Nama, che fa parte delle lingue khoisan, utilizzando dei suoni facendo schiocchiare la lingua contro il palato o i denti. 

#namibia #traveltonamibia #damara #livemuseum
Il museo vivente della tribù Damara šŸ‡³šŸ‡¦
Il popolo dei Damara ĆØ uno dei più antichi della Namibia. Erano un popolo di cacciatori-raccoglitori e pastori. A causa delle loro strutture sociali poco rigide, i Damara non furono in grado di difendersi dagli aggressori durante la colonizzazione della Namibia. Questo ĆØ uno dei motivi per cui la loro cultura ĆØ caduta in gran parte nell’oblio. 

La Living Culture Foundation Namibia ĆØ un’organizzazione che si occupa di cooperazione culturale nelle aeree rurali della Namibia. Lo scopo ĆØ quello di aiutare le piccole comunitĆ  locali a mantenere vive le loro antiche tradizioni tribali attraverso dei musei viventi, che possano generare anche un profitto.

Ma che cos’è un museo vivente? ƈ un modo autentico ed originale di far conoscere le tradizioni culturali di un popolo. Visitando questi musei, si contribuisce a mantenere vive le usanze del passato e contrastare la povertĆ  in Namibia.
Lo scopo di questi musei viventi ĆØ riprodurre usi e costumi, rianimando le tradizioni di un tempo, evitando che queste vadano perse. Oltre agli introiti della visita del museo, se si decide di acquistare dell’artigianato (bellissimo), il ricavato va direttamente all’artigiano che ha realizzato l’opera (anche dietro il più piccolo oggetto in legno c’è il nome di chi lo ha realizzato!)

Noi abbiamo visitato il museo vivente dei Damara ed ĆØ stata davvero un’esperienza arricchente: sono rimasta molto colpita da come ci abbiano illustrato tutte le piante che utilizzavano a scopo terapeutico e per il make up, tra cui anche la cacca degli elefanti! 

Una curiositĆ  sui Damara: parlano la cosiddetta lingua del click, ovvero la lingua Nama, che fa parte delle lingue khoisan, utilizzando dei suoni facendo schiocchiare la lingua contro il palato o i denti. 

#namibia #traveltonamibia #damara #livemuseum
Il museo vivente della tribù Damara šŸ‡³šŸ‡¦ Il popolo dei Damara ĆØ uno dei più antichi della Namibia. Erano un popolo di cacciatori-raccoglitori e pastori. A causa delle loro strutture sociali poco rigide, i Damara non furono in grado di difendersi dagli aggressori durante la colonizzazione della Namibia. Questo ĆØ uno dei motivi per cui la loro cultura ĆØ caduta in gran parte nell’oblio. La Living Culture Foundation Namibia ĆØ un’organizzazione che si occupa di cooperazione culturale nelle aeree rurali della Namibia. Lo scopo ĆØ quello di aiutare le piccole comunitĆ  locali a mantenere vive le loro antiche tradizioni tribali attraverso dei musei viventi, che possano generare anche un profitto. Ma che cos’è un museo vivente? ƈ un modo autentico ed originale di far conoscere le tradizioni culturali di un popolo. Visitando questi musei, si contribuisce a mantenere vive le usanze del passato e contrastare la povertĆ  in Namibia. Lo scopo di questi musei viventi ĆØ riprodurre usi e costumi, rianimando le tradizioni di un tempo, evitando che queste vadano perse. Oltre agli introiti della visita del museo, se si decide di acquistare dell’artigianato (bellissimo), il ricavato va direttamente all’artigiano che ha realizzato l’opera (anche dietro il più piccolo oggetto in legno c’è il nome di chi lo ha realizzato!) Noi abbiamo visitato il museo vivente dei Damara ed ĆØ stata davvero un’esperienza arricchente: sono rimasta molto colpita da come ci abbiano illustrato tutte le piante che utilizzavano a scopo terapeutico e per il make up, tra cui anche la cacca degli elefanti! Una curiositĆ  sui Damara: parlano la cosiddetta lingua del click, ovvero la lingua Nama, che fa parte delle lingue khoisan, utilizzando dei suoni facendo schiocchiare la lingua contro il palato o i denti. #namibia #traveltonamibia #damara #livemuseum
Il museo vivente della tribù Damara šŸ‡³šŸ‡¦
Il popolo dei Damara ĆØ uno dei più antichi della Namibia. Erano un popolo di cacciatori-raccoglitori e pastori. A causa delle loro strutture sociali poco rigide, i Damara non furono in grado di difendersi dagli aggressori durante la colonizzazione della Namibia. Questo ĆØ uno dei motivi per cui la loro cultura ĆØ caduta in gran parte nell’oblio. 

La Living Culture Foundation Namibia ĆØ un’organizzazione che si occupa di cooperazione culturale nelle aeree rurali della Namibia. Lo scopo ĆØ quello di aiutare le piccole comunitĆ  locali a mantenere vive le loro antiche tradizioni tribali attraverso dei musei viventi, che possano generare anche un profitto.

Ma che cos’è un museo vivente? ƈ un modo autentico ed originale di far conoscere le tradizioni culturali di un popolo. Visitando questi musei, si contribuisce a mantenere vive le usanze del passato e contrastare la povertĆ  in Namibia.
Lo scopo di questi musei viventi ĆØ riprodurre usi e costumi, rianimando le tradizioni di un tempo, evitando che queste vadano perse. Oltre agli introiti della visita del museo, se si decide di acquistare dell’artigianato (bellissimo), il ricavato va direttamente all’artigiano che ha realizzato l’opera (anche dietro il più piccolo oggetto in legno c’è il nome di chi lo ha realizzato!)

Noi abbiamo visitato il museo vivente dei Damara ed ĆØ stata davvero un’esperienza arricchente: sono rimasta molto colpita da come ci abbiano illustrato tutte le piante che utilizzavano a scopo terapeutico e per il make up, tra cui anche la cacca degli elefanti! 

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La Living Culture Foundation Namibia ĆØ un’organizzazione che si occupa di cooperazione culturale nelle aeree rurali della Namibia. Lo scopo ĆØ quello di aiutare le piccole comunitĆ  locali a mantenere vive le loro antiche tradizioni tribali attraverso dei musei viventi, che possano generare anche un profitto.

Ma che cos’è un museo vivente? ƈ un modo autentico ed originale di far conoscere le tradizioni culturali di un popolo. Visitando questi musei, si contribuisce a mantenere vive le usanze del passato e contrastare la povertĆ  in Namibia.
Lo scopo di questi musei viventi ĆØ riprodurre usi e costumi, rianimando le tradizioni di un tempo, evitando che queste vadano perse. Oltre agli introiti della visita del museo, se si decide di acquistare dell’artigianato (bellissimo), il ricavato va direttamente all’artigiano che ha realizzato l’opera (anche dietro il più piccolo oggetto in legno c’è il nome di chi lo ha realizzato!)

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Il museo vivente della tribù Damara šŸ‡³šŸ‡¦ Il popolo dei Damara ĆØ uno dei più antichi della Namibia. Erano un popolo di cacciatori-raccoglitori e pastori. A causa delle loro strutture sociali poco rigide, i Damara non furono in grado di difendersi dagli aggressori durante la colonizzazione della Namibia. Questo ĆØ uno dei motivi per cui la loro cultura ĆØ caduta in gran parte nell’oblio. La Living Culture Foundation Namibia ĆØ un’organizzazione che si occupa di cooperazione culturale nelle aeree rurali della Namibia. Lo scopo ĆØ quello di aiutare le piccole comunitĆ  locali a mantenere vive le loro antiche tradizioni tribali attraverso dei musei viventi, che possano generare anche un profitto. Ma che cos’è un museo vivente? ƈ un modo autentico ed originale di far conoscere le tradizioni culturali di un popolo. Visitando questi musei, si contribuisce a mantenere vive le usanze del passato e contrastare la povertĆ  in Namibia. Lo scopo di questi musei viventi ĆØ riprodurre usi e costumi, rianimando le tradizioni di un tempo, evitando che queste vadano perse. Oltre agli introiti della visita del museo, se si decide di acquistare dell’artigianato (bellissimo), il ricavato va direttamente all’artigiano che ha realizzato l’opera (anche dietro il più piccolo oggetto in legno c’è il nome di chi lo ha realizzato!) Noi abbiamo visitato il museo vivente dei Damara ed ĆØ stata davvero un’esperienza arricchente: sono rimasta molto colpita da come ci abbiano illustrato tutte le piante che utilizzavano a scopo terapeutico e per il make up, tra cui anche la cacca degli elefanti! Una curiositĆ  sui Damara: parlano la cosiddetta lingua del click, ovvero la lingua Nama, che fa parte delle lingue khoisan, utilizzando dei suoni facendo schiocchiare la lingua contro il palato o i denti. #namibia #traveltonamibia #damara #livemuseum
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Il popolo dei Damara ĆØ uno dei più antichi della Namibia. Erano un popolo di cacciatori-raccoglitori e pastori. A causa delle loro strutture sociali poco rigide, i Damara non furono in grado di difendersi dagli aggressori durante la colonizzazione della Namibia. Questo ĆØ uno dei motivi per cui la loro cultura ĆØ caduta in gran parte nell’oblio. 

La Living Culture Foundation Namibia ĆØ un’organizzazione che si occupa di cooperazione culturale nelle aeree rurali della Namibia. Lo scopo ĆØ quello di aiutare le piccole comunitĆ  locali a mantenere vive le loro antiche tradizioni tribali attraverso dei musei viventi, che possano generare anche un profitto.

Ma che cos’è un museo vivente? ƈ un modo autentico ed originale di far conoscere le tradizioni culturali di un popolo. Visitando questi musei, si contribuisce a mantenere vive le usanze del passato e contrastare la povertĆ  in Namibia.
Lo scopo di questi musei viventi ĆØ riprodurre usi e costumi, rianimando le tradizioni di un tempo, evitando che queste vadano perse. Oltre agli introiti della visita del museo, se si decide di acquistare dell’artigianato (bellissimo), il ricavato va direttamente all’artigiano che ha realizzato l’opera (anche dietro il più piccolo oggetto in legno c’è il nome di chi lo ha realizzato!)

Noi abbiamo visitato il museo vivente dei Damara ed ĆØ stata davvero un’esperienza arricchente: sono rimasta molto colpita da come ci abbiano illustrato tutte le piante che utilizzavano a scopo terapeutico e per il make up, tra cui anche la cacca degli elefanti! 

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2 giorni ago
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Il deserto del Namib e la Skeleton Coast šŸ¦‚šŸ“ā€ā˜ ļøāš“ļøšŸŒŠ

Il deserto nel Namib ĆØ uno dei deserti più antichi al mondo e grande parte di trova all’interno del Namib-Naukluft National Park, una delle più grandi aree protette d’Africa e in gran parte inaccessibile.

Viene anche chiamato ā€œil mare di sabbiaā€ (riconosciuto Patrimonio Unesco), in quanto occupa gran parte della costa namibiana: i 50.000 kmq di questo deserto si gettano direttamente nell’Oceano Atlantico, incontrando le gelide acque dove nuotano otarie e balene. šŸ¦­šŸ‹

Qui il paesaggio ĆØ surreale: le alte dune si gettano a picco nell’Oceano e al mattino presto, il contrasto di temperatura fa sƬ che si formi una nebbia costiera che rende ancora più suggestivo il panorama. 

ƈ un luogo che, sebbene potrebbe sembrare ostile e inospitale, ĆØ la casa di molti animali, tra cui l’elefante del deserto e il leone. Ma anche un cimitero di relitti: nella sabbia ĆØ presente molto ferro che negli anni ha creato problemi alle bussole delle navi, molte delle quali sono finite arenate e l’avanzata del deserto le sta lentamente inghiottendo. Ma a differenza di quanto si potrebbe pensare, il nome della costa, Skeleton Coast, deriva dalla presenza di altri scheletri, ovvero quelli delle otarie che popolano questa zona e che a volte vengono trovate morte sulla spiaggia.

Per esplorare questa parte della Namibia si parte dalle ex cittĆ  coloniali di Swakopmund e Walvis Bay: con un 4x4 si può letteralmente guidare sulla spiaggia, ammirando da un lato le alte dune e dall’altro l’Oceano e con un volo aereo, vedere dall’alto relitti arenati e le splendide dune. 
Il giro in 4x4 tra le dune e l’Oceano ĆØ sicuramente stata una delle escursioni più belle di tutto il viaggio, culminata con una adrenalinica corsa sulle dune, fino a raggiungere la remota Sandwich Bay e con le balene e le otarie che ci hanno salutato prima di rientrare a Walvis Bay!

#namibia #namibiaroadtrip
Il deserto del Namib e la Skeleton Coast šŸ¦‚šŸ“ā€ā˜ ļøāš“ļøšŸŒŠ

Il deserto nel Namib ĆØ uno dei deserti più antichi al mondo e grande parte di trova all’interno del Namib-Naukluft National Park, una delle più grandi aree protette d’Africa e in gran parte inaccessibile.

Viene anche chiamato ā€œil mare di sabbiaā€ (riconosciuto Patrimonio Unesco), in quanto occupa gran parte della costa namibiana: i 50.000 kmq di questo deserto si gettano direttamente nell’Oceano Atlantico, incontrando le gelide acque dove nuotano otarie e balene. šŸ¦­šŸ‹

Qui il paesaggio ĆØ surreale: le alte dune si gettano a picco nell’Oceano e al mattino presto, il contrasto di temperatura fa sƬ che si formi una nebbia costiera che rende ancora più suggestivo il panorama. 

ƈ un luogo che, sebbene potrebbe sembrare ostile e inospitale, ĆØ la casa di molti animali, tra cui l’elefante del deserto e il leone. Ma anche un cimitero di relitti: nella sabbia ĆØ presente molto ferro che negli anni ha creato problemi alle bussole delle navi, molte delle quali sono finite arenate e l’avanzata del deserto le sta lentamente inghiottendo. Ma a differenza di quanto si potrebbe pensare, il nome della costa, Skeleton Coast, deriva dalla presenza di altri scheletri, ovvero quelli delle otarie che popolano questa zona e che a volte vengono trovate morte sulla spiaggia.

Per esplorare questa parte della Namibia si parte dalle ex cittĆ  coloniali di Swakopmund e Walvis Bay: con un 4x4 si può letteralmente guidare sulla spiaggia, ammirando da un lato le alte dune e dall’altro l’Oceano e con un volo aereo, vedere dall’alto relitti arenati e le splendide dune. 
Il giro in 4x4 tra le dune e l’Oceano ĆØ sicuramente stata una delle escursioni più belle di tutto il viaggio, culminata con una adrenalinica corsa sulle dune, fino a raggiungere la remota Sandwich Bay e con le balene e le otarie che ci hanno salutato prima di rientrare a Walvis Bay!

#namibia #namibiaroadtrip
Il deserto del Namib e la Skeleton Coast šŸ¦‚šŸ“ā€ā˜ ļøāš“ļøšŸŒŠ

Il deserto nel Namib ĆØ uno dei deserti più antichi al mondo e grande parte di trova all’interno del Namib-Naukluft National Park, una delle più grandi aree protette d’Africa e in gran parte inaccessibile.

Viene anche chiamato ā€œil mare di sabbiaā€ (riconosciuto Patrimonio Unesco), in quanto occupa gran parte della costa namibiana: i 50.000 kmq di questo deserto si gettano direttamente nell’Oceano Atlantico, incontrando le gelide acque dove nuotano otarie e balene. šŸ¦­šŸ‹

Qui il paesaggio ĆØ surreale: le alte dune si gettano a picco nell’Oceano e al mattino presto, il contrasto di temperatura fa sƬ che si formi una nebbia costiera che rende ancora più suggestivo il panorama. 

ƈ un luogo che, sebbene potrebbe sembrare ostile e inospitale, ĆØ la casa di molti animali, tra cui l’elefante del deserto e il leone. Ma anche un cimitero di relitti: nella sabbia ĆØ presente molto ferro che negli anni ha creato problemi alle bussole delle navi, molte delle quali sono finite arenate e l’avanzata del deserto le sta lentamente inghiottendo. Ma a differenza di quanto si potrebbe pensare, il nome della costa, Skeleton Coast, deriva dalla presenza di altri scheletri, ovvero quelli delle otarie che popolano questa zona e che a volte vengono trovate morte sulla spiaggia.

Per esplorare questa parte della Namibia si parte dalle ex cittĆ  coloniali di Swakopmund e Walvis Bay: con un 4x4 si può letteralmente guidare sulla spiaggia, ammirando da un lato le alte dune e dall’altro l’Oceano e con un volo aereo, vedere dall’alto relitti arenati e le splendide dune. 
Il giro in 4x4 tra le dune e l’Oceano ĆØ sicuramente stata una delle escursioni più belle di tutto il viaggio, culminata con una adrenalinica corsa sulle dune, fino a raggiungere la remota Sandwich Bay e con le balene e le otarie che ci hanno salutato prima di rientrare a Walvis Bay!

#namibia #namibiaroadtrip
Il deserto del Namib e la Skeleton Coast šŸ¦‚šŸ“ā€ā˜ ļøāš“ļøšŸŒŠ Il deserto nel Namib ĆØ uno dei deserti più antichi al mondo e grande parte di trova all’interno del Namib-Naukluft National Park, una delle più grandi aree protette d’Africa e in gran parte inaccessibile. Viene anche chiamato ā€œil mare di sabbiaā€ (riconosciuto Patrimonio Unesco), in quanto occupa gran parte della costa namibiana: i 50.000 kmq di questo deserto si gettano direttamente nell’Oceano Atlantico, incontrando le gelide acque dove nuotano otarie e balene. šŸ¦­šŸ‹ Qui il paesaggio ĆØ surreale: le alte dune si gettano a picco nell’Oceano e al mattino presto, il contrasto di temperatura fa sƬ che si formi una nebbia costiera che rende ancora più suggestivo il panorama. ƈ un luogo che, sebbene potrebbe sembrare ostile e inospitale, ĆØ la casa di molti animali, tra cui l’elefante del deserto e il leone. Ma anche un cimitero di relitti: nella sabbia ĆØ presente molto ferro che negli anni ha creato problemi alle bussole delle navi, molte delle quali sono finite arenate e l’avanzata del deserto le sta lentamente inghiottendo. Ma a differenza di quanto si potrebbe pensare, il nome della costa, Skeleton Coast, deriva dalla presenza di altri scheletri, ovvero quelli delle otarie che popolano questa zona e che a volte vengono trovate morte sulla spiaggia. Per esplorare questa parte della Namibia si parte dalle ex cittĆ  coloniali di Swakopmund e Walvis Bay: con un 4x4 si può letteralmente guidare sulla spiaggia, ammirando da un lato le alte dune e dall’altro l’Oceano e con un volo aereo, vedere dall’alto relitti arenati e le splendide dune. Il giro in 4x4 tra le dune e l’Oceano ĆØ sicuramente stata una delle escursioni più belle di tutto il viaggio, culminata con una adrenalinica corsa sulle dune, fino a raggiungere la remota Sandwich Bay e con le balene e le otarie che ci hanno salutato prima di rientrare a Walvis Bay! #namibia #namibiaroadtrip
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Il deserto nel Namib ĆØ uno dei deserti più antichi al mondo e grande parte di trova all’interno del Namib-Naukluft National Park, una delle più grandi aree protette d’Africa e in gran parte inaccessibile.

Viene anche chiamato ā€œil mare di sabbiaā€ (riconosciuto Patrimonio Unesco), in quanto occupa gran parte della costa namibiana: i 50.000 kmq di questo deserto si gettano direttamente nell’Oceano Atlantico, incontrando le gelide acque dove nuotano otarie e balene. šŸ¦­šŸ‹

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Per esplorare questa parte della Namibia si parte dalle ex cittĆ  coloniali di Swakopmund e Walvis Bay: con un 4x4 si può letteralmente guidare sulla spiaggia, ammirando da un lato le alte dune e dall’altro l’Oceano e con un volo aereo, vedere dall’alto relitti arenati e le splendide dune. 
Il giro in 4x4 tra le dune e l’Oceano ĆØ sicuramente stata una delle escursioni più belle di tutto il viaggio, culminata con una adrenalinica corsa sulle dune, fino a raggiungere la remota Sandwich Bay e con le balene e le otarie che ci hanno salutato prima di rientrare a Walvis Bay!

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Il deserto nel Namib ĆØ uno dei deserti più antichi al mondo e grande parte di trova all’interno del Namib-Naukluft National Park, una delle più grandi aree protette d’Africa e in gran parte inaccessibile.

Viene anche chiamato ā€œil mare di sabbiaā€ (riconosciuto Patrimonio Unesco), in quanto occupa gran parte della costa namibiana: i 50.000 kmq di questo deserto si gettano direttamente nell’Oceano Atlantico, incontrando le gelide acque dove nuotano otarie e balene. šŸ¦­šŸ‹

Qui il paesaggio ĆØ surreale: le alte dune si gettano a picco nell’Oceano e al mattino presto, il contrasto di temperatura fa sƬ che si formi una nebbia costiera che rende ancora più suggestivo il panorama. 

ƈ un luogo che, sebbene potrebbe sembrare ostile e inospitale, ĆØ la casa di molti animali, tra cui l’elefante del deserto e il leone. Ma anche un cimitero di relitti: nella sabbia ĆØ presente molto ferro che negli anni ha creato problemi alle bussole delle navi, molte delle quali sono finite arenate e l’avanzata del deserto le sta lentamente inghiottendo. Ma a differenza di quanto si potrebbe pensare, il nome della costa, Skeleton Coast, deriva dalla presenza di altri scheletri, ovvero quelli delle otarie che popolano questa zona e che a volte vengono trovate morte sulla spiaggia.

Per esplorare questa parte della Namibia si parte dalle ex cittĆ  coloniali di Swakopmund e Walvis Bay: con un 4x4 si può letteralmente guidare sulla spiaggia, ammirando da un lato le alte dune e dall’altro l’Oceano e con un volo aereo, vedere dall’alto relitti arenati e le splendide dune. 
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Qui il paesaggio ĆØ surreale: le alte dune si gettano a picco nell’Oceano e al mattino presto, il contrasto di temperatura fa sƬ che si formi una nebbia costiera che rende ancora più suggestivo il panorama. 

ƈ un luogo che, sebbene potrebbe sembrare ostile e inospitale, ĆØ la casa di molti animali, tra cui l’elefante del deserto e il leone. Ma anche un cimitero di relitti: nella sabbia ĆØ presente molto ferro che negli anni ha creato problemi alle bussole delle navi, molte delle quali sono finite arenate e l’avanzata del deserto le sta lentamente inghiottendo. Ma a differenza di quanto si potrebbe pensare, il nome della costa, Skeleton Coast, deriva dalla presenza di altri scheletri, ovvero quelli delle otarie che popolano questa zona e che a volte vengono trovate morte sulla spiaggia.

Per esplorare questa parte della Namibia si parte dalle ex cittĆ  coloniali di Swakopmund e Walvis Bay: con un 4x4 si può letteralmente guidare sulla spiaggia, ammirando da un lato le alte dune e dall’altro l’Oceano e con un volo aereo, vedere dall’alto relitti arenati e le splendide dune. 
Il giro in 4x4 tra le dune e l’Oceano ĆØ sicuramente stata una delle escursioni più belle di tutto il viaggio, culminata con una adrenalinica corsa sulle dune, fino a raggiungere la remota Sandwich Bay e con le balene e le otarie che ci hanno salutato prima di rientrare a Walvis Bay!

#namibia #namibiaroadtrip
Il deserto del Namib e la Skeleton Coast šŸ¦‚šŸ“ā€ā˜ ļøāš“ļøšŸŒŠ

Il deserto nel Namib ĆØ uno dei deserti più antichi al mondo e grande parte di trova all’interno del Namib-Naukluft National Park, una delle più grandi aree protette d’Africa e in gran parte inaccessibile.

Viene anche chiamato ā€œil mare di sabbiaā€ (riconosciuto Patrimonio Unesco), in quanto occupa gran parte della costa namibiana: i 50.000 kmq di questo deserto si gettano direttamente nell’Oceano Atlantico, incontrando le gelide acque dove nuotano otarie e balene. šŸ¦­šŸ‹

Qui il paesaggio ĆØ surreale: le alte dune si gettano a picco nell’Oceano e al mattino presto, il contrasto di temperatura fa sƬ che si formi una nebbia costiera che rende ancora più suggestivo il panorama. 

ƈ un luogo che, sebbene potrebbe sembrare ostile e inospitale, ĆØ la casa di molti animali, tra cui l’elefante del deserto e il leone. Ma anche un cimitero di relitti: nella sabbia ĆØ presente molto ferro che negli anni ha creato problemi alle bussole delle navi, molte delle quali sono finite arenate e l’avanzata del deserto le sta lentamente inghiottendo. Ma a differenza di quanto si potrebbe pensare, il nome della costa, Skeleton Coast, deriva dalla presenza di altri scheletri, ovvero quelli delle otarie che popolano questa zona e che a volte vengono trovate morte sulla spiaggia.

Per esplorare questa parte della Namibia si parte dalle ex cittĆ  coloniali di Swakopmund e Walvis Bay: con un 4x4 si può letteralmente guidare sulla spiaggia, ammirando da un lato le alte dune e dall’altro l’Oceano e con un volo aereo, vedere dall’alto relitti arenati e le splendide dune. 
Il giro in 4x4 tra le dune e l’Oceano ĆØ sicuramente stata una delle escursioni più belle di tutto il viaggio, culminata con una adrenalinica corsa sulle dune, fino a raggiungere la remota Sandwich Bay e con le balene e le otarie che ci hanno salutato prima di rientrare a Walvis Bay!

#namibia #namibiaroadtrip
Il deserto del Namib e la Skeleton Coast šŸ¦‚šŸ“ā€ā˜ ļøāš“ļøšŸŒŠ Il deserto nel Namib ĆØ uno dei deserti più antichi al mondo e grande parte di trova all’interno del Namib-Naukluft National Park, una delle più grandi aree protette d’Africa e in gran parte inaccessibile. Viene anche chiamato ā€œil mare di sabbiaā€ (riconosciuto Patrimonio Unesco), in quanto occupa gran parte della costa namibiana: i 50.000 kmq di questo deserto si gettano direttamente nell’Oceano Atlantico, incontrando le gelide acque dove nuotano otarie e balene. šŸ¦­šŸ‹ Qui il paesaggio ĆØ surreale: le alte dune si gettano a picco nell’Oceano e al mattino presto, il contrasto di temperatura fa sƬ che si formi una nebbia costiera che rende ancora più suggestivo il panorama. ƈ un luogo che, sebbene potrebbe sembrare ostile e inospitale, ĆØ la casa di molti animali, tra cui l’elefante del deserto e il leone. Ma anche un cimitero di relitti: nella sabbia ĆØ presente molto ferro che negli anni ha creato problemi alle bussole delle navi, molte delle quali sono finite arenate e l’avanzata del deserto le sta lentamente inghiottendo. Ma a differenza di quanto si potrebbe pensare, il nome della costa, Skeleton Coast, deriva dalla presenza di altri scheletri, ovvero quelli delle otarie che popolano questa zona e che a volte vengono trovate morte sulla spiaggia. Per esplorare questa parte della Namibia si parte dalle ex cittĆ  coloniali di Swakopmund e Walvis Bay: con un 4x4 si può letteralmente guidare sulla spiaggia, ammirando da un lato le alte dune e dall’altro l’Oceano e con un volo aereo, vedere dall’alto relitti arenati e le splendide dune. Il giro in 4x4 tra le dune e l’Oceano ĆØ sicuramente stata una delle escursioni più belle di tutto il viaggio, culminata con una adrenalinica corsa sulle dune, fino a raggiungere la remota Sandwich Bay e con le balene e le otarie che ci hanno salutato prima di rientrare a Walvis Bay! #namibia #namibiaroadtrip
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Il deserto del Namib e la Skeleton Coast šŸ¦‚šŸ“ā€ā˜ ļøāš“ļøšŸŒŠ Il deserto nel Namib ĆØ uno dei deserti più antichi al mondo e grande parte di trova all’interno del Namib-Naukluft National Park, una delle più grandi aree protette d’Africa e in gran parte inaccessibile. Viene anche chiamato ā€œil mare di sabbiaā€ (riconosciuto Patrimonio Unesco), in quanto occupa gran parte della costa namibiana: i 50.000 kmq di questo deserto si gettano direttamente nell’Oceano Atlantico, incontrando le gelide acque dove nuotano otarie e balene. šŸ¦­šŸ‹ Qui il paesaggio ĆØ surreale: le alte dune si gettano a picco nell’Oceano e al mattino presto, il contrasto di temperatura fa sƬ che si formi una nebbia costiera che rende ancora più suggestivo il panorama. ƈ un luogo che, sebbene potrebbe sembrare ostile e inospitale, ĆØ la casa di molti animali, tra cui l’elefante del deserto e il leone. Ma anche un cimitero di relitti: nella sabbia ĆØ presente molto ferro che negli anni ha creato problemi alle bussole delle navi, molte delle quali sono finite arenate e l’avanzata del deserto le sta lentamente inghiottendo. Ma a differenza di quanto si potrebbe pensare, il nome della costa, Skeleton Coast, deriva dalla presenza di altri scheletri, ovvero quelli delle otarie che popolano questa zona e che a volte vengono trovate morte sulla spiaggia. Per esplorare questa parte della Namibia si parte dalle ex cittĆ  coloniali di Swakopmund e Walvis Bay: con un 4x4 si può letteralmente guidare sulla spiaggia, ammirando da un lato le alte dune e dall’altro l’Oceano e con un volo aereo, vedere dall’alto relitti arenati e le splendide dune. Il giro in 4x4 tra le dune e l’Oceano ĆØ sicuramente stata una delle escursioni più belle di tutto il viaggio, culminata con una adrenalinica corsa sulle dune, fino a raggiungere la remota Sandwich Bay e con le balene e le otarie che ci hanno salutato prima di rientrare a Walvis Bay! #namibia #namibiaroadtrip
4 giorni ago
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2/4
Sossusvlei 
Bisogna percorrere 364km per raggiungere uno dei luoghi più iconici della Namibia e dell’Africa intera: 364km su strade sterrate senza incontrare nessuno, con un tempo di percorrenza di 5/6 ore. 

Dopo aver lasciato la capitale Windhoek e aver attraversato le Naukluft Montains, il paesaggio montano lascia spazio al al deserto del Namib, uno dei più antichi al mondo, e che si getta direttamente nell’Oceano: le sue splendide dune si vedono dallo spazio.

La desolata bellezza di questo deserto ĆØ disarmante: arrivati a Sossuslvei, restiamo incantanti dalle morbide e sinuose dune che nel corso della giornata cambiano colore, passando dal rosso all’arancione, all’albiccoca, fino al giallo brillate e all’oro tenue.

Qui si trova Dead Vlei, che una volta era il tratto finale del fiume Tsauchab, ma a causa del cambiamento climatico il corso del fiume ĆØ stato bloccato dalle dune, causando questa la morte delle acacie delle giraffe, gli alberi iconici di questo luogo, vecchi di 900 anni, e che si sono perfettamente conservati per il clima arido e l’assenza di parassiti del legno. 

Il passaggio è davvero surreale, sembra di essere dentro ad un quadro di Salvador Dalì!

#namibia #africa #wildtravel
Sossusvlei 
Bisogna percorrere 364km per raggiungere uno dei luoghi più iconici della Namibia e dell’Africa intera: 364km su strade sterrate senza incontrare nessuno, con un tempo di percorrenza di 5/6 ore. 

Dopo aver lasciato la capitale Windhoek e aver attraversato le Naukluft Montains, il paesaggio montano lascia spazio al al deserto del Namib, uno dei più antichi al mondo, e che si getta direttamente nell’Oceano: le sue splendide dune si vedono dallo spazio.

La desolata bellezza di questo deserto ĆØ disarmante: arrivati a Sossuslvei, restiamo incantanti dalle morbide e sinuose dune che nel corso della giornata cambiano colore, passando dal rosso all’arancione, all’albiccoca, fino al giallo brillate e all’oro tenue.

Qui si trova Dead Vlei, che una volta era il tratto finale del fiume Tsauchab, ma a causa del cambiamento climatico il corso del fiume ĆØ stato bloccato dalle dune, causando questa la morte delle acacie delle giraffe, gli alberi iconici di questo luogo, vecchi di 900 anni, e che si sono perfettamente conservati per il clima arido e l’assenza di parassiti del legno. 

Il passaggio è davvero surreale, sembra di essere dentro ad un quadro di Salvador Dalì!

#namibia #africa #wildtravel
Sossusvlei 
Bisogna percorrere 364km per raggiungere uno dei luoghi più iconici della Namibia e dell’Africa intera: 364km su strade sterrate senza incontrare nessuno, con un tempo di percorrenza di 5/6 ore. 

Dopo aver lasciato la capitale Windhoek e aver attraversato le Naukluft Montains, il paesaggio montano lascia spazio al al deserto del Namib, uno dei più antichi al mondo, e che si getta direttamente nell’Oceano: le sue splendide dune si vedono dallo spazio.

La desolata bellezza di questo deserto ĆØ disarmante: arrivati a Sossuslvei, restiamo incantanti dalle morbide e sinuose dune che nel corso della giornata cambiano colore, passando dal rosso all’arancione, all’albiccoca, fino al giallo brillate e all’oro tenue.

Qui si trova Dead Vlei, che una volta era il tratto finale del fiume Tsauchab, ma a causa del cambiamento climatico il corso del fiume ĆØ stato bloccato dalle dune, causando questa la morte delle acacie delle giraffe, gli alberi iconici di questo luogo, vecchi di 900 anni, e che si sono perfettamente conservati per il clima arido e l’assenza di parassiti del legno. 

Il passaggio è davvero surreale, sembra di essere dentro ad un quadro di Salvador Dalì!

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Bisogna percorrere 364km per raggiungere uno dei luoghi più iconici della Namibia e dell’Africa intera: 364km su strade sterrate senza incontrare nessuno, con un tempo di percorrenza di 5/6 ore. 

Dopo aver lasciato la capitale Windhoek e aver attraversato le Naukluft Montains, il paesaggio montano lascia spazio al al deserto del Namib, uno dei più antichi al mondo, e che si getta direttamente nell’Oceano: le sue splendide dune si vedono dallo spazio.

La desolata bellezza di questo deserto ĆØ disarmante: arrivati a Sossuslvei, restiamo incantanti dalle morbide e sinuose dune che nel corso della giornata cambiano colore, passando dal rosso all’arancione, all’albiccoca, fino al giallo brillate e all’oro tenue.

Qui si trova Dead Vlei, che una volta era il tratto finale del fiume Tsauchab, ma a causa del cambiamento climatico il corso del fiume ĆØ stato bloccato dalle dune, causando questa la morte delle acacie delle giraffe, gli alberi iconici di questo luogo, vecchi di 900 anni, e che si sono perfettamente conservati per il clima arido e l’assenza di parassiti del legno. 

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Bisogna percorrere 364km per raggiungere uno dei luoghi più iconici della Namibia e dell’Africa intera: 364km su strade sterrate senza incontrare nessuno, con un tempo di percorrenza di 5/6 ore. 

Dopo aver lasciato la capitale Windhoek e aver attraversato le Naukluft Montains, il paesaggio montano lascia spazio al al deserto del Namib, uno dei più antichi al mondo, e che si getta direttamente nell’Oceano: le sue splendide dune si vedono dallo spazio.

La desolata bellezza di questo deserto ĆØ disarmante: arrivati a Sossuslvei, restiamo incantanti dalle morbide e sinuose dune che nel corso della giornata cambiano colore, passando dal rosso all’arancione, all’albiccoca, fino al giallo brillate e all’oro tenue.

Qui si trova Dead Vlei, che una volta era il tratto finale del fiume Tsauchab, ma a causa del cambiamento climatico il corso del fiume ĆØ stato bloccato dalle dune, causando questa la morte delle acacie delle giraffe, gli alberi iconici di questo luogo, vecchi di 900 anni, e che si sono perfettamente conservati per il clima arido e l’assenza di parassiti del legno. 

Il passaggio è davvero surreale, sembra di essere dentro ad un quadro di Salvador Dalì!

#namibia #africa #wildtravel
Sossusvlei Bisogna percorrere 364km per raggiungere uno dei luoghi più iconici della Namibia e dell’Africa intera: 364km su strade sterrate senza incontrare nessuno, con un tempo di percorrenza di 5/6 ore. Dopo aver lasciato la capitale Windhoek e aver attraversato le Naukluft Montains, il paesaggio montano lascia spazio al al deserto del Namib, uno dei più antichi al mondo, e che si getta direttamente nell’Oceano: le sue splendide dune si vedono dallo spazio. La desolata bellezza di questo deserto ĆØ disarmante: arrivati a Sossuslvei, restiamo incantanti dalle morbide e sinuose dune che nel corso della giornata cambiano colore, passando dal rosso all’arancione, all’albiccoca, fino al giallo brillate e all’oro tenue. Qui si trova Dead Vlei, che una volta era il tratto finale del fiume Tsauchab, ma a causa del cambiamento climatico il corso del fiume ĆØ stato bloccato dalle dune, causando questa la morte delle acacie delle giraffe, gli alberi iconici di questo luogo, vecchi di 900 anni, e che si sono perfettamente conservati per il clima arido e l’assenza di parassiti del legno. Il passaggio ĆØ davvero surreale, sembra di essere dentro ad un quadro di Salvador DalƬ! #namibia #africa #wildtravel
Sossusvlei 
Bisogna percorrere 364km per raggiungere uno dei luoghi più iconici della Namibia e dell’Africa intera: 364km su strade sterrate senza incontrare nessuno, con un tempo di percorrenza di 5/6 ore. 

Dopo aver lasciato la capitale Windhoek e aver attraversato le Naukluft Montains, il paesaggio montano lascia spazio al al deserto del Namib, uno dei più antichi al mondo, e che si getta direttamente nell’Oceano: le sue splendide dune si vedono dallo spazio.

La desolata bellezza di questo deserto ĆØ disarmante: arrivati a Sossuslvei, restiamo incantanti dalle morbide e sinuose dune che nel corso della giornata cambiano colore, passando dal rosso all’arancione, all’albiccoca, fino al giallo brillate e all’oro tenue.

Qui si trova Dead Vlei, che una volta era il tratto finale del fiume Tsauchab, ma a causa del cambiamento climatico il corso del fiume ĆØ stato bloccato dalle dune, causando questa la morte delle acacie delle giraffe, gli alberi iconici di questo luogo, vecchi di 900 anni, e che si sono perfettamente conservati per il clima arido e l’assenza di parassiti del legno. 

Il passaggio è davvero surreale, sembra di essere dentro ad un quadro di Salvador Dalì!

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Sossusvlei Bisogna percorrere 364km per raggiungere uno dei luoghi più iconici della Namibia e dell’Africa intera: 364km su strade sterrate senza incontrare nessuno, con un tempo di percorrenza di 5/6 ore. Dopo aver lasciato la capitale Windhoek e aver attraversato le Naukluft Montains, il paesaggio montano lascia spazio al al deserto del Namib, uno dei più antichi al mondo, e che si getta direttamente nell’Oceano: le sue splendide dune si vedono dallo spazio. La desolata bellezza di questo deserto ĆØ disarmante: arrivati a Sossuslvei, restiamo incantanti dalle morbide e sinuose dune che nel corso della giornata cambiano colore, passando dal rosso all’arancione, all’albiccoca, fino al giallo brillate e all’oro tenue. Qui si trova Dead Vlei, che una volta era il tratto finale del fiume Tsauchab, ma a causa del cambiamento climatico il corso del fiume ĆØ stato bloccato dalle dune, causando questa la morte delle acacie delle giraffe, gli alberi iconici di questo luogo, vecchi di 900 anni, e che si sono perfettamente conservati per il clima arido e l’assenza di parassiti del legno. Il passaggio ĆØ davvero surreale, sembra di essere dentro ad un quadro di Salvador DalƬ! #namibia #africa #wildtravel
5 giorni ago
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3/4
Namibia, terra dai paesaggi mozzafiato ma anche crogiuolo di popoli. ƈ questa la definizione che darei a questo incredibile paese.

[Inizio a raccontare qui qualcosa sulla Namibia, ma come sempre ci vediamo poi sul blog, IG ĆØ troppo limitato šŸ“]

Vorrei iniziare a raccontare della Namibia proprio partendo da questo suo aspetto peculiare: i contrasti di culture. 
Il nostro viaggio inizia a Windhoek, la capitale, che ĆØ un po’ l’emblema della Namibia, paese africano che nel corso degli anni ĆØ stato influenzato (tanto) dal dominio tedesco: a fine Ottocento infatti, la Namibia diventa colonia tedesca, per poi passare sotto il controllo del Sud Africa. 

Per anni la Namibia ĆØ stata abitata da antiche tribù africane, come gli Herero, gli Himba, i Damara, gli Owambo: i tedeschi a fine Ottocento provarono ad eliminare queste tribĆŗ, sperimentando qui i prototipi di quelli che sarebbero poi stati i campi di concentramento nazisti, eliminando l’80% del popolo Herero e il 50% degli Himba.

Con resistenza e resilienza, questi popoli riuscirono a sopravvivere, prima al genocidio da parte dei tedeschi e poi all’apartheid sudafricana: negli anni Sessanta iniziò la guerra verso l’indipendenza, proclamata nel 1990.

Oggi la Namibia ospita sia i nativi africani sia i bianchi discendenti dei coloni, che parlano l’Afrikaans, una lingua di origine germanica parlata solo in questa parte di mondo: camminando per le strade della capitale, si vedono palazzi in stile tedesco, scuole dove si insegna tedesco, e per le strade, sopratutto lungo la costa, nella rinomata Swakopmund, i ā€œlocalsā€ bianchi pareggiano le persone di colore.
Nel nord del paese invece, le tribù africane sono la maggioranza.

La domanda più gettonata ĆØ: come sono oggi i rapporti tra bianchi e neri? La Namibia ĆØ un paese che ha accolto tutti ma le tribù Herero e Himba non hanno dimenticato quello che ĆØ stato fatto ai loro antenati: la Germania ha, con fatica, riconosciuto questo genocidio ā€œdimenticatoā€ anche se non ha di fatto mai risarcito nulla a queste tribù e ancora oggi, molte realtĆ  sono controllate esclusivamente dai bianchi. 

[In foto, le tribù namibiane: Herero, Himba, Owambo e Damara].

#namibia
Namibia, terra dai paesaggi mozzafiato ma anche crogiuolo di popoli. ƈ questa la definizione che darei a questo incredibile paese.

[Inizio a raccontare qui qualcosa sulla Namibia, ma come sempre ci vediamo poi sul blog, IG ĆØ troppo limitato šŸ“]

Vorrei iniziare a raccontare della Namibia proprio partendo da questo suo aspetto peculiare: i contrasti di culture. 
Il nostro viaggio inizia a Windhoek, la capitale, che ĆØ un po’ l’emblema della Namibia, paese africano che nel corso degli anni ĆØ stato influenzato (tanto) dal dominio tedesco: a fine Ottocento infatti, la Namibia diventa colonia tedesca, per poi passare sotto il controllo del Sud Africa. 

Per anni la Namibia ĆØ stata abitata da antiche tribù africane, come gli Herero, gli Himba, i Damara, gli Owambo: i tedeschi a fine Ottocento provarono ad eliminare queste tribĆŗ, sperimentando qui i prototipi di quelli che sarebbero poi stati i campi di concentramento nazisti, eliminando l’80% del popolo Herero e il 50% degli Himba.

Con resistenza e resilienza, questi popoli riuscirono a sopravvivere, prima al genocidio da parte dei tedeschi e poi all’apartheid sudafricana: negli anni Sessanta iniziò la guerra verso l’indipendenza, proclamata nel 1990.

Oggi la Namibia ospita sia i nativi africani sia i bianchi discendenti dei coloni, che parlano l’Afrikaans, una lingua di origine germanica parlata solo in questa parte di mondo: camminando per le strade della capitale, si vedono palazzi in stile tedesco, scuole dove si insegna tedesco, e per le strade, sopratutto lungo la costa, nella rinomata Swakopmund, i ā€œlocalsā€ bianchi pareggiano le persone di colore.
Nel nord del paese invece, le tribù africane sono la maggioranza.

La domanda più gettonata ĆØ: come sono oggi i rapporti tra bianchi e neri? La Namibia ĆØ un paese che ha accolto tutti ma le tribù Herero e Himba non hanno dimenticato quello che ĆØ stato fatto ai loro antenati: la Germania ha, con fatica, riconosciuto questo genocidio ā€œdimenticatoā€ anche se non ha di fatto mai risarcito nulla a queste tribù e ancora oggi, molte realtĆ  sono controllate esclusivamente dai bianchi. 

[In foto, le tribù namibiane: Herero, Himba, Owambo e Damara].

#namibia
Namibia, terra dai paesaggi mozzafiato ma anche crogiuolo di popoli. ƈ questa la definizione che darei a questo incredibile paese.

[Inizio a raccontare qui qualcosa sulla Namibia, ma come sempre ci vediamo poi sul blog, IG ĆØ troppo limitato šŸ“]

Vorrei iniziare a raccontare della Namibia proprio partendo da questo suo aspetto peculiare: i contrasti di culture. 
Il nostro viaggio inizia a Windhoek, la capitale, che ĆØ un po’ l’emblema della Namibia, paese africano che nel corso degli anni ĆØ stato influenzato (tanto) dal dominio tedesco: a fine Ottocento infatti, la Namibia diventa colonia tedesca, per poi passare sotto il controllo del Sud Africa. 

Per anni la Namibia ĆØ stata abitata da antiche tribù africane, come gli Herero, gli Himba, i Damara, gli Owambo: i tedeschi a fine Ottocento provarono ad eliminare queste tribĆŗ, sperimentando qui i prototipi di quelli che sarebbero poi stati i campi di concentramento nazisti, eliminando l’80% del popolo Herero e il 50% degli Himba.

Con resistenza e resilienza, questi popoli riuscirono a sopravvivere, prima al genocidio da parte dei tedeschi e poi all’apartheid sudafricana: negli anni Sessanta iniziò la guerra verso l’indipendenza, proclamata nel 1990.

Oggi la Namibia ospita sia i nativi africani sia i bianchi discendenti dei coloni, che parlano l’Afrikaans, una lingua di origine germanica parlata solo in questa parte di mondo: camminando per le strade della capitale, si vedono palazzi in stile tedesco, scuole dove si insegna tedesco, e per le strade, sopratutto lungo la costa, nella rinomata Swakopmund, i ā€œlocalsā€ bianchi pareggiano le persone di colore.
Nel nord del paese invece, le tribù africane sono la maggioranza.

La domanda più gettonata ĆØ: come sono oggi i rapporti tra bianchi e neri? La Namibia ĆØ un paese che ha accolto tutti ma le tribù Herero e Himba non hanno dimenticato quello che ĆØ stato fatto ai loro antenati: la Germania ha, con fatica, riconosciuto questo genocidio ā€œdimenticatoā€ anche se non ha di fatto mai risarcito nulla a queste tribù e ancora oggi, molte realtĆ  sono controllate esclusivamente dai bianchi. 

[In foto, le tribù namibiane: Herero, Himba, Owambo e Damara].

#namibia
Namibia, terra dai paesaggi mozzafiato ma anche crogiuolo di popoli. ƈ questa la definizione che darei a questo incredibile paese.

[Inizio a raccontare qui qualcosa sulla Namibia, ma come sempre ci vediamo poi sul blog, IG ĆØ troppo limitato šŸ“]

Vorrei iniziare a raccontare della Namibia proprio partendo da questo suo aspetto peculiare: i contrasti di culture. 
Il nostro viaggio inizia a Windhoek, la capitale, che ĆØ un po’ l’emblema della Namibia, paese africano che nel corso degli anni ĆØ stato influenzato (tanto) dal dominio tedesco: a fine Ottocento infatti, la Namibia diventa colonia tedesca, per poi passare sotto il controllo del Sud Africa. 

Per anni la Namibia ĆØ stata abitata da antiche tribù africane, come gli Herero, gli Himba, i Damara, gli Owambo: i tedeschi a fine Ottocento provarono ad eliminare queste tribĆŗ, sperimentando qui i prototipi di quelli che sarebbero poi stati i campi di concentramento nazisti, eliminando l’80% del popolo Herero e il 50% degli Himba.

Con resistenza e resilienza, questi popoli riuscirono a sopravvivere, prima al genocidio da parte dei tedeschi e poi all’apartheid sudafricana: negli anni Sessanta iniziò la guerra verso l’indipendenza, proclamata nel 1990.

Oggi la Namibia ospita sia i nativi africani sia i bianchi discendenti dei coloni, che parlano l’Afrikaans, una lingua di origine germanica parlata solo in questa parte di mondo: camminando per le strade della capitale, si vedono palazzi in stile tedesco, scuole dove si insegna tedesco, e per le strade, sopratutto lungo la costa, nella rinomata Swakopmund, i ā€œlocalsā€ bianchi pareggiano le persone di colore.
Nel nord del paese invece, le tribù africane sono la maggioranza.

La domanda più gettonata ĆØ: come sono oggi i rapporti tra bianchi e neri? La Namibia ĆØ un paese che ha accolto tutti ma le tribù Herero e Himba non hanno dimenticato quello che ĆØ stato fatto ai loro antenati: la Germania ha, con fatica, riconosciuto questo genocidio ā€œdimenticatoā€ anche se non ha di fatto mai risarcito nulla a queste tribù e ancora oggi, molte realtĆ  sono controllate esclusivamente dai bianchi. 

[In foto, le tribù namibiane: Herero, Himba, Owambo e Damara].

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Namibia, terra dai paesaggi mozzafiato ma anche crogiuolo di popoli. ƈ questa la definizione che darei a questo incredibile paese.

[Inizio a raccontare qui qualcosa sulla Namibia, ma come sempre ci vediamo poi sul blog, IG ĆØ troppo limitato šŸ“]

Vorrei iniziare a raccontare della Namibia proprio partendo da questo suo aspetto peculiare: i contrasti di culture. 
Il nostro viaggio inizia a Windhoek, la capitale, che ĆØ un po’ l’emblema della Namibia, paese africano che nel corso degli anni ĆØ stato influenzato (tanto) dal dominio tedesco: a fine Ottocento infatti, la Namibia diventa colonia tedesca, per poi passare sotto il controllo del Sud Africa. 

Per anni la Namibia ĆØ stata abitata da antiche tribù africane, come gli Herero, gli Himba, i Damara, gli Owambo: i tedeschi a fine Ottocento provarono ad eliminare queste tribĆŗ, sperimentando qui i prototipi di quelli che sarebbero poi stati i campi di concentramento nazisti, eliminando l’80% del popolo Herero e il 50% degli Himba.

Con resistenza e resilienza, questi popoli riuscirono a sopravvivere, prima al genocidio da parte dei tedeschi e poi all’apartheid sudafricana: negli anni Sessanta iniziò la guerra verso l’indipendenza, proclamata nel 1990.

Oggi la Namibia ospita sia i nativi africani sia i bianchi discendenti dei coloni, che parlano l’Afrikaans, una lingua di origine germanica parlata solo in questa parte di mondo: camminando per le strade della capitale, si vedono palazzi in stile tedesco, scuole dove si insegna tedesco, e per le strade, sopratutto lungo la costa, nella rinomata Swakopmund, i ā€œlocalsā€ bianchi pareggiano le persone di colore.
Nel nord del paese invece, le tribù africane sono la maggioranza.

La domanda più gettonata ĆØ: come sono oggi i rapporti tra bianchi e neri? La Namibia ĆØ un paese che ha accolto tutti ma le tribù Herero e Himba non hanno dimenticato quello che ĆØ stato fatto ai loro antenati: la Germania ha, con fatica, riconosciuto questo genocidio ā€œdimenticatoā€ anche se non ha di fatto mai risarcito nulla a queste tribù e ancora oggi, molte realtĆ  sono controllate esclusivamente dai bianchi. 

[In foto, le tribù namibiane: Herero, Himba, Owambo e Damara].

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Namibia, terra dai paesaggi mozzafiato ma anche crogiuolo di popoli. ƈ questa la definizione che darei a questo incredibile paese.

[Inizio a raccontare qui qualcosa sulla Namibia, ma come sempre ci vediamo poi sul blog, IG ĆØ troppo limitato šŸ“]

Vorrei iniziare a raccontare della Namibia proprio partendo da questo suo aspetto peculiare: i contrasti di culture. 
Il nostro viaggio inizia a Windhoek, la capitale, che ĆØ un po’ l’emblema della Namibia, paese africano che nel corso degli anni ĆØ stato influenzato (tanto) dal dominio tedesco: a fine Ottocento infatti, la Namibia diventa colonia tedesca, per poi passare sotto il controllo del Sud Africa. 

Per anni la Namibia ĆØ stata abitata da antiche tribù africane, come gli Herero, gli Himba, i Damara, gli Owambo: i tedeschi a fine Ottocento provarono ad eliminare queste tribĆŗ, sperimentando qui i prototipi di quelli che sarebbero poi stati i campi di concentramento nazisti, eliminando l’80% del popolo Herero e il 50% degli Himba.

Con resistenza e resilienza, questi popoli riuscirono a sopravvivere, prima al genocidio da parte dei tedeschi e poi all’apartheid sudafricana: negli anni Sessanta iniziò la guerra verso l’indipendenza, proclamata nel 1990.

Oggi la Namibia ospita sia i nativi africani sia i bianchi discendenti dei coloni, che parlano l’Afrikaans, una lingua di origine germanica parlata solo in questa parte di mondo: camminando per le strade della capitale, si vedono palazzi in stile tedesco, scuole dove si insegna tedesco, e per le strade, sopratutto lungo la costa, nella rinomata Swakopmund, i ā€œlocalsā€ bianchi pareggiano le persone di colore.
Nel nord del paese invece, le tribù africane sono la maggioranza.

La domanda più gettonata ĆØ: come sono oggi i rapporti tra bianchi e neri? La Namibia ĆØ un paese che ha accolto tutti ma le tribù Herero e Himba non hanno dimenticato quello che ĆØ stato fatto ai loro antenati: la Germania ha, con fatica, riconosciuto questo genocidio ā€œdimenticatoā€ anche se non ha di fatto mai risarcito nulla a queste tribù e ancora oggi, molte realtĆ  sono controllate esclusivamente dai bianchi. 

[In foto, le tribù namibiane: Herero, Himba, Owambo e Damara].

#namibia
Namibia, terra dai paesaggi mozzafiato ma anche crogiuolo di popoli. ƈ questa la definizione che darei a questo incredibile paese.

[Inizio a raccontare qui qualcosa sulla Namibia, ma come sempre ci vediamo poi sul blog, IG ĆØ troppo limitato šŸ“]

Vorrei iniziare a raccontare della Namibia proprio partendo da questo suo aspetto peculiare: i contrasti di culture. 
Il nostro viaggio inizia a Windhoek, la capitale, che ĆØ un po’ l’emblema della Namibia, paese africano che nel corso degli anni ĆØ stato influenzato (tanto) dal dominio tedesco: a fine Ottocento infatti, la Namibia diventa colonia tedesca, per poi passare sotto il controllo del Sud Africa. 

Per anni la Namibia ĆØ stata abitata da antiche tribù africane, come gli Herero, gli Himba, i Damara, gli Owambo: i tedeschi a fine Ottocento provarono ad eliminare queste tribĆŗ, sperimentando qui i prototipi di quelli che sarebbero poi stati i campi di concentramento nazisti, eliminando l’80% del popolo Herero e il 50% degli Himba.

Con resistenza e resilienza, questi popoli riuscirono a sopravvivere, prima al genocidio da parte dei tedeschi e poi all’apartheid sudafricana: negli anni Sessanta iniziò la guerra verso l’indipendenza, proclamata nel 1990.

Oggi la Namibia ospita sia i nativi africani sia i bianchi discendenti dei coloni, che parlano l’Afrikaans, una lingua di origine germanica parlata solo in questa parte di mondo: camminando per le strade della capitale, si vedono palazzi in stile tedesco, scuole dove si insegna tedesco, e per le strade, sopratutto lungo la costa, nella rinomata Swakopmund, i ā€œlocalsā€ bianchi pareggiano le persone di colore.
Nel nord del paese invece, le tribù africane sono la maggioranza.

La domanda più gettonata ĆØ: come sono oggi i rapporti tra bianchi e neri? La Namibia ĆØ un paese che ha accolto tutti ma le tribù Herero e Himba non hanno dimenticato quello che ĆØ stato fatto ai loro antenati: la Germania ha, con fatica, riconosciuto questo genocidio ā€œdimenticatoā€ anche se non ha di fatto mai risarcito nulla a queste tribù e ancora oggi, molte realtĆ  sono controllate esclusivamente dai bianchi. 

[In foto, le tribù namibiane: Herero, Himba, Owambo e Damara].

#namibia
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Namibia, terra dai paesaggi mozzafiato ma anche crogiuolo di popoli. ƈ questa la definizione che darei a questo incredibile paese. [Inizio a raccontare qui qualcosa sulla Namibia, ma come sempre ci vediamo poi sul blog, IG ĆØ troppo limitato šŸ“] Vorrei iniziare a raccontare della Namibia proprio partendo da questo suo aspetto peculiare: i contrasti di culture. Il nostro viaggio inizia a Windhoek, la capitale, che ĆØ un po’ l’emblema della Namibia, paese africano che nel corso degli anni ĆØ stato influenzato (tanto) dal dominio tedesco: a fine Ottocento infatti, la Namibia diventa colonia tedesca, per poi passare sotto il controllo del Sud Africa. Per anni la Namibia ĆØ stata abitata da antiche tribù africane, come gli Herero, gli Himba, i Damara, gli Owambo: i tedeschi a fine Ottocento provarono ad eliminare queste tribĆŗ, sperimentando qui i prototipi di quelli che sarebbero poi stati i campi di concentramento nazisti, eliminando l’80% del popolo Herero e il 50% degli Himba. Con resistenza e resilienza, questi popoli riuscirono a sopravvivere, prima al genocidio da parte dei tedeschi e poi all’apartheid sudafricana: negli anni Sessanta iniziò la guerra verso l’indipendenza, proclamata nel 1990. Oggi la Namibia ospita sia i nativi africani sia i bianchi discendenti dei coloni, che parlano l’Afrikaans, una lingua di origine germanica parlata solo in questa parte di mondo: camminando per le strade della capitale, si vedono palazzi in stile tedesco, scuole dove si insegna tedesco, e per le strade, sopratutto lungo la costa, nella rinomata Swakopmund, i ā€œlocalsā€ bianchi pareggiano le persone di colore. Nel nord del paese invece, le tribù africane sono la maggioranza. La domanda più gettonata ĆØ: come sono oggi i rapporti tra bianchi e neri? La Namibia ĆØ un paese che ha accolto tutti ma le tribù Herero e Himba non hanno dimenticato quello che ĆØ stato fatto ai loro antenati: la Germania ha, con fatica, riconosciuto questo genocidio ā€œdimenticatoā€ anche se non ha di fatto mai risarcito nulla a queste tribù e ancora oggi, molte realtĆ  sono controllate esclusivamente dai bianchi. [In foto, le tribù namibiane: Herero, Himba, Owambo e Damara]. #namibia
1 settimana ago
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