Ho trascorso solo pochi giorni in Nepal ma sono bastati per fargli avere un posto privilegiato nel mio cuore. Nonostante per alcuni aspetti ricordi molto l’India, la Valle di Kathmandu è diversa: i nepalesi sono più riservati e ospitali, ovunque si respira un’atmosfera di pace e tranquillità e il paesaggio è a dir poco spettacolare, caratterizzato dalla presenza dell’imponente e maestosa catena dell’Himalaya.
Il mio viaggio si è limitato alla valle di Kathmandu, e penso sia la cosa migliore se si visita il Nepal per la prima volta e i giorni a disposizione sono pochi. Inoltre, il fatto di aver trascorso pochi giorni è sempre una buona scusa per farci ritorno!

Secondo la leggenda, la Valle di Katmandu in origine era un lago e fu un bodhisattva (un uomo che si accinge a diventare un buddah) che, con un colpo di spada, aprì un varco tra le montagne per far defluire l’acqua e creò la valle.
La Valle di Kathmandu è perciò considerata una zona sacra e data la presenza di numerosi siti di culto, molti induisti e buddisti vengono qui in pellegrinaggio.
Proprio in questa zona del Nepal si è sviluppata l’architettura newari (della popolazione autoctona Newa), e negli anni ’70 l’intera Valle è stata dichiarata Partimonio dell’Unesco.

 

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Durante il mio soggiorno in Nepal ho visitato Kathmandu, città fulcro dell’intero Paese, Patan e Bhaktapur.
Siamo partiti da New Delhi e abbiamo viaggiato con la compagnia aerea Indian Airlines e dopo circa 1 ora siamo atterrati all’aeroporto Tribhuvan di Kathmandu, che è davvero microscopico: insieme all’aeroporto di Las Vegas, pieno di slot machines, quello di Kathmandu è un altro aeroporto che ricorderò, in quanto molto piccolo e tutto rivestito di legno. Oltre ai locali e ai turisti, qui atterrano molti occidentali che, con enormi zaini da trekking, partono per le escursioni sull’Himalaya!

Kathmandu e le altre città della Valle sono le più sviluppate, mentre nel resto del Paese ci sono solo piccoli villaggi: alcuni sono molto isolati e sono raggiungibili solo a piedi, e qui le persone vivono senza corrente elettrica, coltivando ortaggi e allevando montoni. A Katmandu e nelle piccole città limitrofe invece c’è la corrente elettrica (solo di giorno), le strade sono asfaltate e lo stile di vita è decisamente migliore rispetto ai villaggi. Nonostante questo però, i giovani nepalesi migrano verso i paesi occidentali, in cerca di una vita migliore. Il Governo nepalese ha cercato di contrastare questa tendenza, ma dopo il terremoto del 2015, le tensioni sono aumentate.

 

KATHMANDU

Essendo arrivati a Kathmandu in mattinata, dopo aver posato le valige, ci siamo dedicati alla visita della città. Per prima cosa abbiamo visitato lo Stupa (=tempio) Swayambunath, che si trova in cima alla città e si può raggiungere con i bus, i taxi oppure a piedi percorrendo la ripida scalinata di 365 scalini. Questo tempio è anche conosciuto con il nome di “Tempio delle Scimmie”: ovunque ci sono scimmie che saltano, si arrampicano oppure oziano sui piccoli templi e sulle statue. Lo Stupa più grande si trova in cima alla collina: di colore bianco, termina con una guglia d’oro dove sono dipinti gli occhi di Buddha, che simboleggiano l’amore (occhio destro) e la pace (occhio sinistro).

 

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[ Stupa Swayambunath ]

 

L’atmosfera è molto suggestiva: i fedeli in pellegrinaggio, le bandiere con le preghiere che sventolano al vento, i monaci che intonano canti, contribuiscono a rendere speciale questo luogo sacro ai buddisti.
Da qui si può ammirare un bellissimo panorama di Kathmandu: le case, basse e tutte colorate lo fanno sembrare un piccolo paesino ma in realtà ci vivono 4 milioni di persone!
Tornati a Katmandu abbiamo visitato il centro storico caratterizzato dal l’architettura newari, dove si trova la piazza Durbar, il palazzo reale e il tempio della dea Kumari, la dea bambina.
Altra tappa obbligatoria è lo Stupa Pashupatinath, il tempio più antico della città e luogo in cui vengono cremati i defunti. Il tempio non può essere visitato da chi non è induista, tuttavia si può vedere, dalla riva opposta del fiume, le costruzioni di pietra dove avviene la cremazione, come prevede il rito induista.

 

image[ Stupa Pashupatinath ]

Anche lo Stupa Boudhanath, sempre a Kathmandu, è molto importante per la religione induista. Si resta innanzitutto colpiti dalla sua maestosità; anche qui ci sono molti fedeli e monaci che pregano, nell’aria si sente l’odore dell’incenso, che trasmette tranquillità. Purtroppo a seguito del sisma, questo stupa è stato gravemente danneggiato.

 

PATAN

Il secondo giorno abbiamo visitato Patan, la più antica tra le città reali della Valle, ai piedi del fiume Bagmati. Imperdibile la visita alla piazza Durbar, dove si trova una delle sette zone monumentali della Valle, ricca di templi induisti in pietra e templi a pagoda in legno.
Nonostante Patan sia una delle più grandi città della Valle, è meno caotica di Kathmandu: camminando per le strade di Patan si può osservare come si svolge una tipica giornata nepalese, con i bambini in divisa corrono per andare a scuola, le donne sistemano le piccole botteghe, gli anziani guardano il via vai della strada comodamente seduti sui gradini dei templi e i devoti portano offerte ai templi.

 

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[ Patan ]

 

BHAKTAPUR

L’ultimo giorno è stato dedicato alla città di Bhaktapur (Bhakta=città / Pur=dei devoti). Costruita nel IX secolo, ha la forma di triangolo ai cui estremi sorgevano tre templi dedicati al dio Ganesh (protettore della città). Qui abbiamo visitato Piazza Durbar e Piazza Taumadhi: l’area monumentale ricorda molto quella di Patan, con le pagode in legno e i templi induisti. I templi non sono solo un luogo di culto ma anche un luogo di ritrovo: anche durante i giorni lavorativi i nepalesi, soprattutto gli studenti, si fermano per riposarsi e scambiarsi due parole. Questi templi sono in legno o in pietra ed è possibile salire sulle scalinate, caratterizzate da enormi statue di animali come la scimmia, l’elefante o la tigre, che vengono disposti con un preciso ordine, dal più debole al più forte. Nelle tante botteghe è possibile osservare gli artigiani locali lavorare il legno, filare la lana o lavorare la creta. Alcune di queste vendono alimenti tra cui lo yogurt nepalese, realizzato artigianalmente (da provare!)

 

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CONSIGLI UTILI

Visto: Per visitare il Nepal è necessario il visto, che si fa all’aeroporto: bisogna compilare un modulo che si trova vicino alla vetrata davanti all’immigration point. È necessario avere con se un un paio di fototessere, che verranno poi allegate al modulo (se vi dimenticate potrete comunque farle li, c’è un piccolo baracchino che le fa).

Blackout: a Kathmandu durante la notte la corrente elettrica non c’è e sono molto frequenti i blackout. È sempre meglio avere con se una torcia e delle pile.

Guida Locale: per entrare in contatto con la popolazione nepalese non c’è cosa migliore che affidarsi ad una guida locale. A Katmandu l’inglese è abbastanza conosciuto ma la maggior parte delle persone non lo parla. Inoltre, per conoscere a fondo una cultura così distante dalla nostra, non basta leggere una guida o informazioni su internet, serve un intermediario.

Visitare il Nepal a marzo: il periodo migliore per visitare il Nepal è tra febbraio e Maggio, ma se di parte a marzo le temperature sono piacevoli (intorno ai 20 C), grazie al bel tempo possono svolgersi diverse attività e verso la fine del mese si festeggia l’Holi Festival, festività nazionale a cui si deve assistere almeno una volta nella vita.

Fare escursioni: il Nepal è una delle mete più ambite dagli alpinisti e dagli escursionisti. Anche se non si praticano questi sport a livello agonistico, è possibile fare dei trekking nella Valle di Kathmandu, raggiungendo villaggi remoti e godendo del vario panorama della valle. Se si vuole vedere la vetta dell’ Everest, grazie alla Buddah Airlines vivrete un’esperienza unica, che ho raccontato in questo post.

Aiutare i nepalesi: sopratutto dopo il terremoto del 2015, sono molte le associazioni che portano aiuti alla popolazione nepalese, ma purtroppo non tutte sono affidabili. La nostra guida ci ha vivamente sconsigliato di consegnate denaro perché in questo non si sa come verrà speso. Invece ci ha consigliato che se si fa un viaggio in Nepal un aiuto concreto è quello di portare vestiti, quaderni, libri e tramite una guida locale portarli nei centri più bisognosi, oppure comprare in loco oggetti utili in modo da aiutare anche i commercianti locali.

 

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